Bande musicali e marce funebri

Bande musicali e marce funebri

Le origini dei Misteri si collocano nei primi decenni del XVII secolo, quando a Trapani fu fondata la “Compagnia del Preziosissimo Sangue di Cristo”. Da una relazione del 1614 redatta per Monsignor La Cava, vescovo di Mazara, si apprende come si dovesse ogni Venerdì Santo fare una cerchia con 180 battenti «portandosi in processione tutti li misterij della SS. Passione di Jesu Christo nostro et il Christo nel monumento con grandissima devozione et pietà et sua musica». Oltre alla documentata partecipazione dei flagellanti a sangue, si testimonia sin dalle origini la presenza della componente sonora: il termine “musica”, qui usato in forma generica, rimanda a forme canore in cui gli stessi battitori intonavano lauda o lamenti. Il passaggio della processione era annunziato da qualche strumento a percussione così come da consuetudine per i cortei in cui figuravano flagellanti.

La processione dei Misteri un tempo si svolgeva con modalità diverse rispetto ad oggi: i sacri gruppi, infatti, entravano nelle chiese dei conventi e dei monasteri accompagnati da cantori che intonavano canti religiosi e lamentazioni. Dopo una sospensione di due anni, dovuta a disordini verificatisi durante lo svolgimento del rito, nel 1761 la processione riprendeva con un capitolo di ordinanze che consentono di chiarire come si svolgesse in quel periodo. Il vescovo Girolamo Palermo stabilì «che per cantare non possino intervenire nella processione né preti né frati né monaci ma li soli virtuosi senza visiera cantando il Santo Miserere, lo Stabat Mater o qualche Treno di Geremia. Quarto che non possino fermarsi le macchinette li musici cantando né avanti a case né dentro a chiese né avanti a persone di qualunque siansi condizione».

Non sappiamo con precisione quando siano comparse le bande musicali in processione; i primi gruppi musicali iniziarono a comparire durante la prima metà del XIX secolo. In ogni caso la loro comparsa non eliminò immediatamente la presenza dei cantori, la cui funzione fu, ancora per qualche tempo, di eseguire lungo il percorso processionale, il Miserere e lo Stabat Mater. Si tentò un ultimo recupero nel 1966, quando la statua dell’Addolorata fece il suo ingresso in cattedrale e l’Orchestra Sinfonica Siciliana, diretta dal maestro Ottavio Ziino e invitata per l’occasione da Palermo, eseguì lo Stabat Mater nella versione del Pergolesi.

Le informazioni fornite dal canonico Mondello nel 1822 riguardo alla musica nei Misteri sono estremamente interessanti. Afferma che alcuni gruppi «vengono seguiti dalle bande, fatte venire da vicini paesi, oltre la militare e la comunale di Trapani» e più avanti che «l’Addolorata si ferma alquanto in parecchie chiese, ove cantasi da’ musici in fretta e furia lo Stabat Mater».

Un’interessante e curiosa descrizione della processione di fine Ottocento la si trova in un articolo pubblicato sul Corriere Trapanese e intitolato “Misteri e incidente sconvenevole” riportante il resoconto di quanto accaduto durante il 3 aprile del 1896 e che qui si trascrive in parte. «Il Venerdì Santo alle ore 16 cominciano a muoversi dalla chiesa di S. Michele i tradizionali Misteri. Un artistico colpo d’occhio offrirono a S. Nicola, ove, per conformazione delle strade percorse, si poté assistere due volte al loro passaggio. La folla fu in continuo aumento fino a raggiungere il maximum in via Cortina verso le ore 23. In questa via la banda cittadina, capitanata dall’intelligente suo Direttore signor Emmanuele Burgarella, si distinse con i patetici motivi della marcia funebre Pace del Maestro Ricci. Prestavano servizio pure la banda della vicina Paceco e quella di Salemi. Ammiratissimo fu il mistero rappresentante Gesù nell’orto e portato dagli stessi or-tolani, al cui ceto appartiene. Imponente la sfilata lungo il Corso! Ma sul più bello ecco l’immancabile incidente: la banda cittadina, in forza del contratto stipulato, doveva suonare fino alle ore 2 ½. Alle tre il miracoloso quanto lento “Signori ca cruci 'ncoddru” si trovò fermo sotto il palazzo vescovile e la nostra banda, eseguita come finale la Jone del povero Petrella, rompeva le righe…».

Negli anni del fascismo la processione venne curata dall’Opera Nazionale Dopolavoro e in un manifesto del 1932 contenente l’itinerario e alcune anticipazioni dell’edizione di quell’anno si legge: Come negli anni precedenti, anche quest’anno, parecchi gruppi avranno la Musica! Ci sarà pure il «Centurione Romano», su cavallo bianco bardato, con tromba, drappella e lancia. Esso precederà l’imponente manifestazione. Il cavallo sarà tenuto a briglia da uno staffiere in costume indigeno. Subito dopo verranno due tamburi, e quindi la Processione di n. 13 componenti la storica Confraternita di S. Michele. […] Nelle chiese di S. Nicola e della Badia Grande sarà cantato lo Stabat Mater, al momento in cui vi entrerà M. SS. Addolorata.

Nel dopoguerra con l’aumento del numero delle bande e delle processioni di figuranti davanti ai vari gruppi, la processione iniziò ad assumere con il tempo una dimensione spettacolare, grazie anche all'intensa attività di promozione turistica garantita dall'Ente Provinciale per il turismo e all'impegno profuso dall'Unione Maestranze fondata nel 1974 allo scopo di aggregare le categorie lavorative che curavano i gruppi, gestire l’organizzazione generale della processione, stabilirne di anno in anno l’itinerario, mediare con gli enti pubblici e ridistribuire ai ceti i contributi da questi erogati. Oggi Trapani vanta una processione dalla durata di 24 ore che vede sfilare venti magnifici gruppi scultorei curati da altrettante categorie lavorative e accompagnati ciascuno da un corteo di figuranti e da un complesso bandistico. Per le sue dimensioni e per le pratiche rituali che la caratterizzano a buon ragione la processione dei Misteri si colloca tra i riti della Settimana Santa più noti della Sicilia e di tutta l’Italia meridionale.

A Trapani si comincia a parlare di Misteri sin dal mese di gennaio. Le bande musicali iniziano a provare il repertorio di marce funebri. I consoli delle maestranze che gestiscono la processione organizzano e svolgono la questua. Il loro compito è lungo e impegnativo perché spesso devono dedicare giorni interi alla raccolta del denaro, trascurando talvolta il lavoro e la famiglia. I consoli si premurano, poi, di stabilire i primi accordi con una banda musicale e di impegnare sin da subito il fioraio che si occuperà dell’addobbo floreale della vara, gli elettricisti che si preoccuperanno dell’illuminazione artificiale del gruppo, i sarti che hanno il compito di realizzare eventuali nuovi abiti per i figuranti o nuovi stendardi o una nuova manta in velluto per coprire la vara del gruppo.

La preoccupazione più urgente rimane però assicurare al proprio gruppo l’accompagnamento musicale. Se il ceto non ha già accordi con una banda, è difficile trovarne una disponibile durante il giorno del Venerdì Santo. Non di rado in passato si chiamavano bande provenienti dalla Sicilia centrale e orientale, talvolta addirittura dalla Calabria. Sicuramente la formazione di nuove associazioni all'interno della stessa provincia di Trapani, ha favorito una loro più facile reperibilità, nonché un incremento del numero di bande partecipanti alla processione.

A Trapani, così come in tutta l’Italia meridionale all’interno dei repertori bandistici fondamentale importanza assumono le marce funebri, eseguite immancabilmente durante la Settimana Santa e, un tempo in misura maggiore, anche ai funerali. La marcia, in genere, rappresenta la forma musicale dei repertori bandistici che, più di tutte, è in grado di rispondere alle funzioni richieste dai contesti festivi. È una composizione strumentale cadenzata sul passo umano e de-stinata, in origine, ad accompagnare i movimenti dei cortei militari. Ciò vale non soltanto per le marce militari e allegre, ma anche per le marce funebri, dato che in Sicilia, in diversi centri, si svolgono trasporti i cui simulacri sono condotti seguendo la cadenza ritmica delle marce funebri.

Il genere ha avuto un maggior incremento dalla prima metà dell’Ottocento, quando a cimentarsi nella composizione di marce funebri furono grandi musicisti quali Beethoven nel 1806 e nel 1833 e Chopin nell’opera 35 del 1839. In particolar modo quest’ultima sembra abbia svolto la funzione di modello per il genere, considerato che la sua struttura sarà costantemente ripresa dai successivi compositori di marce funebri.

Le marce funebri eseguite durante la Settimana Santa trapanese, dal punto di vista musicale, sono composte da una prima parte caratterizzata da una melodia con suoni gravi, ritmo lento e fortemente cadenzato, e da una seconda parte con un andamento melodico più fluido e cantabile, un ritmo lievemente meno marcato e un’atmosfera più serena. Il procedimento melodico delle marce funebri segue un reiterato percorso dai temi in tonalità minore a quelli in maggiore, quasi a rappresentare attraverso il travaglio della modulazione, la trasposizione della morte in qualità di mistero positivo. Da questa forma, bipartita dal punto di vista tonale e tripartita nei moduli melodici, si allontanano poche composizioni. In questo caso la marcia si sviluppa tutta su una tonalità in minore registrando, al suo interno, la presenza di una frase o un ritornello in maggiore. L’esempio più illustre è rappresentato dalla ben nota Una lagrima sulla tomba di mia madre di Amedeo Vella considerata dai trapanesi come la marcia che più di tutte connota i riti della Settimana Santa fino ad essere identificata, assieme agli altri brani più noti (soprattutto A catanisa e Jone) come a musica ri Mistere. Questa marcia, che in realtà è diffusa largamente in tutta l’Italia meridionale, è in sol minore e presenta un breve cambio di tonalità solo nel secondo ritornello, la sezione in cui i clarinetti aprono al chiarore di una irrinunciabile alba di riscatto e che risponde alla funzione simbolica richiesta dal genere musicale.

Tra le marce tradizionali presenti nel repertorio delle bande musicali trapanesi figurano componimenti di grandi musicisti adattati ad un uso bandistico. È il caso della già citata sonata in Sib minore di Chopin, trascritta per banda da Salvatore Pucci (1894-1977), o della marcia funebre tratta dall’opera lirica Jone (1858) del compositore palermitano Enrico Petrella (1813-1877). In genere, però, le marce presenti a Trapani sono composizioni scritte appositamente per corpi bandistici. Dato che in passato le partiture venivano ricopiate a mano, sfogliando un vecchio li-bretto di marce, è facile incontrare errori non soltanto nelle stesse trascrizioni musicali, prontamente corretti a biro dagli stessi musicanti, ma anche nei titoli delle marce e nel nome degli autori. Oggi alcune marce risultano anonime perché non si conosceva o non si era ricopiato il nome del compositore: è il caso di 2 Novembre, della celeberrima Pensiero o di altre marce come Cara memoria e Fatalità. Altre volte il cognome veniva ricopiato e tramandato in maniera inesatta. Ad esempio tutti gli spartiti riportavano come autore di Povero re un certo “Rosano”, mentre in realtà si tratta di Pietro Rossaro. Alcune marce, al contrario, sono note col nome del compositore preceduto dall’articolo dialettale. Nascono così a Vella, a Signorelli, a Frosali, a Lom-bardo. In questi casi, se è abbastanza facile risalire all’autore (si tratta rispettivamente di Amedeo Vella, Giacomo Signorelli, Giovanni Battista Frosali, Francesco Lombardo), escludendo la diffusissima Una lagrima sulla tomba di mia madre di Vella, più arduo è rintracciare il titolo origi-nario delle altre. Infine, un problema a parte implica la cosiddetta A Catanisa di Pippo Pernice, chiamata così dal luogo d’origine dell’autore e di provenienza della marcia. Il nome originario della marcia è comunque sconosciuto.

L’incremento del numero delle bande negli ultimi anni ha prodotto delle dinamiche contrastanti: da una parte, la ricerca di vecchi spartiti conservati negli archivi, finalizzata ad un possibile recupero di marce non più eseguite; dall’altra, la necessità di rinnovare il repertorio mediante la composizione, da parte dei maestri delle bande, di nuovi brani musicali. Entrambe le operazioni rispondono all’esigenza di qualificare e differenziare la propria associazione bandistica attraverso un repertorio in grado di custodire il passato e rispondere contemporaneamente a stimoli innovativi.

Il testo è stato elaborato e concesso gentilmente da Pasquale Gianno, autore del volume “La Musica dei Misteri - Bande, canti e suoni nella Settimana Santa a Trapani”, Edizioni Drepanum, Trapani 2017.

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